Dalla Leopolda della salute alla legge sul rischio clinico

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Federico Gelli, deputato Pd

Approvato oggi a Palazzo Madama il disegno di legge sul rischio clinico e la responsabilità dei medici. La legge tenta di alleggerire la responsabilità professionale. Infatti stabilisce che, in caso di lesioni o morte del paziente durante un intervento, il medico non sia punibile penalmente, se sono state rispettate le linee guida o, in mancanza di esse, le buone pratiche clinico-assistenziali. Allo stesso tempo però vuole rendere più facile per il paziente ottenere un risarcimento del danno subito.

La norma, di cui si è discusso a lungo, è stata proposta da Federico Gelli, responsabile della sanità del Partito Democratico. Il deputato, nato a Castelnuovo Val di Cecina (Pi), è medico ed è stato vicedirettore sanitario dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa. Conosce l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, da quando entrambi frequentavano gli scout.

L’esperienza politica di Gelli comincia nel 2000, quando viene eletto al Consiglio regionale della Toscana. Cinque anni dopo diventa vicepresidente della Giunta regionale, carica che ricoprirà fino al 2010.

Eletto a Montecitorio nel 2013, entra a far parte della  commissione affari sociali e della commissione bicamerale per la semplificazione. Da marzo dello scorso anno è anche presidente della commissione di inchiesta sul sistema di accoglienza e identificazione dei migranti. In questa veste ha criticato la proposta di riaprire i Cie, avanzata dal ministro dell’Interno, Marco Minniti. Il deputato pisano in proposito ha dichiarato: “I Cie rischiano di creare altri ghetti, meglio l’accoglienza diffusa nei comuni”.

Gelli, all’interno del Pd, è stato uno di quelli che si sono impegnati di più per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale. Però, come tutti coloro che si sono lanciati nella campagna referendaria, si è fatto un po’ prendere la mano, al punto da lanciare mille comitati di medici e operatori sanitari, riuniti sotto lo slogan “Sì per un’Italia in salute”. L’iniziativa si è poi conclusa a Bologna con una “Leopolda della sanità”, tenutasi qualche giorno prima del voto. In quell’occasione l’onorevole dichiarava con grande soddisfazione di aver convinto centinaia di persone  a votare sì, ma a quanto pare non sono bastate.

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